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È una politica volta a garantire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale con l’obiettivo di ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni e così garantire l’uguaglianza nelle opportunità socio-economiche dei cittadini. In Italia la politica di coesione è finanziata da risorse aggiuntive, comunitarie e nazionali, provenienti rispettivamente dal bilancio europeo (Fondi strutturali europei) e nazionale (cofinanziamento nazionale ai Fondi comunitari, Fondo per lo sviluppo e la coesione e risorse del Piano d’azione per la coesione).

Nell’ambito del bilancio pluriennale europeo, le politiche di coesione co-finanziate da risorse comunitarie vengono programmate per cicli settennali a partire dal 2000-2006. Sul portale OpenCoesione sono attualmente disponibili in formato aperto e navigabili i dati sui progetti in attuazione relativi ai cicli di programmazione 2007-2013, 2014-2020 e 2021-2027. Per quanto riguarda il ciclo 2000-2006, sono monitorati solo quei progetti originariamente finanziati anche in tale ciclo e quindi trasferiti all’interno dei Piani Sviluppo e Coesione, rintracciabili attraverso un menù di selezione disponibile a partire dalla pubblicazione dei dati aggiornati al 28 febbraio 2023.

In base alle regole finanziarie valide per i Fondi comunitari, la durata effettiva dei cicli di programmazione settennali si estende di ulteriori 2 o 3 anni (la cosiddetta regola “n + 2” per il ciclo 2007–2013 e 2021-2027, regola “n + 3” per il ciclo 2014-2020). In queste fasi finali, l’attuazione dei progetti dei Programmi cofinanziati dai Fondi comunitari per la coesione si sovrappone all’avvio del ciclo di programmazione successivo.

L’attuazione dei progetti finanziati da risorse interamente nazionali (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e  Piano d’Azione per la Coesione) avviene in continuità tra i diversi cicli di programmazione.

Che differenza c'è tra i Fondi strutturali e i Fondi strutturali e di investimento europei?
I Fondi strutturali europei sono gli strumenti finanziari messi a disposizione dall’UE, con diversa intensità secondo i territori, per sostenere la politica di coesione. La dotazione comunitaria, con obbligo di cofinanziamento nazionale, viene stanziata nell’ambito del bilancio pluriennale europeo per cicli settennali a partire dal 2000-2006.

Nel ciclo 2007-2013, i Fondi strutturali (FS) sono il Fondo europeo per lo sviluppo (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE). Nel ciclo 2014-2020 ai Fondi strutturali (FS) sono stati assimilati anche il Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Si è così passati a parlare di Fondi strutturali e di investimento europei (SIE).

Nel ciclo 2021-2027 ai Fondi Strutturali si aggiunge il Fondo per la Transizione Giusta (JTF) mentre il Fondo Sociale Europeo (FSE) viene sostituito dal FSE Plus (FSE+).

La spesa certificata all’UE corrisponde alle richieste di rimborso delle spese sostenute che vengono presentate alla Commissione europea dalle Amministrazioni titolari dei Programmi cofinanziati dai Fondi strutturali. Tali richieste, per ogni annualità contabile delle risorse impegnate sul bilancio comunitario per ciascun Fondo strutturale (FSE, FESR) e Programma Operativo, sono da presentare entro un determinato periodo di tempo, specificamente stabilito per ciascun periodo di programmazione. Le risorse che non risultino certificate alla Commissione entro i termini prestabiliti sono soggette a disimpegno automatico, cioè alla riduzione del finanziamento comunitario e del corrispondente cofinanziamento nazionale del Programma. Nel ciclo 2007-2013, per incoraggiare l’attuazione dei Programmi Operativi cofinanziati dai Fondi Strutturali, l’Italia ha stabilito nella riunione del 9 aprile 2013 del Comitato del Quadro strategico nazionale dei target infra-annuali nazionali per le spese effettivamente sostenute e certificate e quindi, oltre alla data del 31 dicembre di ciascun anno, la spesa certificata viene monitorata anche al 31 maggio e al 31 ottobre.

Sul portale OpenCoesione sono disponibili informazioni sulle regole per la certificazione della spesa dei Fondi Strutturali all’UE per i cicli di programmazione 2007-2013 e 2014-2020, utili ad approfondire qual è la differenza tra spesa certificata e spesa monitorata.

È possibile anche scaricare gli open data su dotazione finanziaria complessiva, target e spesa certificata all’UE.

I Grandi Progetti sono investimenti finanziati nell’ambito dei Fondi Strutturali europei finalizzati a conseguire risultati di ampia portata strategica. Al loro interno si distinguono due tipologie essenziali:

- investimenti per infrastrutture (ad es. ferrovie, metropolitane, porti, autostrade, depuratori e reti idriche, grandi restauri, reti di banda ultra larga);
- investimenti produttivi (aiuti per lo sviluppo di grandi impianti industriali). 

Per il ciclo 2014-2020 i Grandi progetti comunitari sono i progetti con importo superiore a 75 milioni di euro che contribuiscono all’Obiettivo Tematico 7 – “Promuovere il trasporto sostenibile e migliorare le infrastrutture di rete”.

Nel ciclo 2007-2013 l’ammontare finanziario dei Grandi progetti era fissato come superiore a 50 milioni di euro.

A differenza dei progetti “ordinari” dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali, che sono autonomamente selezionati e ammessi a finanziamento dall’Autorità di Gestione del Programma Operativo di riferimento, i Grandi progetti sono soggetti a specifiche procedure di istruttoria e approvazione da parte della Commissione europea. Nel corso di tale procedura vengono valutati numerosi profili di interesse europeo tra cui, oltre all’ammissibilità generale, l’analisi di costi e benefici e di redditività finanziaria, la compatibilità ambientale e il rispetto delle direttive in materia, la compatibilità con le regole sul mercato interno e sulla concorrenza, inclusa la presenza di eventuali aiuti di stato. La procedura si  conclude con una decisione di approvazione da parte della Commissione che ne sancisce i contenuti tecnici essenziali, la spesa ammissibile e il piano finanziario pluriennale, identificando il Grande Progetto con un codice univoco a livello europeo (Codice Comune di Identificazione, CCI), analogo a quello attribuito ai Programmi cofinanziati con i Fondi Strutturali. Nel caso di eventuali modifiche o integrazioni di un Grande progetto nel corso dell’attuazione, è necessario seguire la medesima procedura che porta ad una nuova decisione della Commissione europea.

Ai fini del monitoraggio, i Grandi progetti possono essere monitorati come singoli progetti o come progetti diversi, a seconda delle caratteristiche dello specifico Grande progetto. Negli open data i progetti appartenenti a un Grande progetto sono riconoscibili dalla variabile COD_GRANDE_PROGETTO, in cui è valorizzato il codice CCI del Grande progetto (cfr. metadati).

Gli strumenti finanziari non sono considerati Grandi progetti.

Per il periodo 2014-2020 il riferimento normativo fondamentale è costituito dal Regolamento (UE) 1303/2013 (articoli 100-103). Per il ciclo 2007-2013 valeva il Regolamento (CE) n. 1083/2006 (articoli 39-41). Importanti indicazioni tecniche e gestionali sui Grandi progetti sono inoltre fornite in diverse norme comunitarie successive tra cui gli orientamenti sulla chiusura dei Programmi Operativi 2007-2013, allegati alla Decisione C(2015) 2771 (per le regole applicabili ai Grandi progetti non completati nel 2007-2013 e, in particolare, per quelli a cavallo con la programmazione 2012-2020 vedi anche questa FAQ).

Il Performance framework (Quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione) è uno strumento introdotto nel ciclo di programmazione 2014-2020 per migliorare l’efficacia dell’attuazione dei programmi delle politiche di coesione cofinanziati da risorse europee (art. 21 e 22 del Reg CE 1303/2013).

Si basa su un sistema di indicatori definiti a livello di Asse prioritario per ciascun Programma Operativo, che rileva principalmente l’attuazione finanziaria e le realizzazioni fisiche delle operazioni. E’ previsto anche un indicatore che rileva l’avanzamento procedurale (Key implementation steps) ed è utilizzato nella verifica intermedia del 2018 (target intermedio) per quelle operazioni la cui conclusione era prevista, già in fase di definizione del Programma, dopo il 2018 (data di rilevazione intermedia).

Per tutti gli indicatori sono fissati due target: uno intermedio al 2018 e uno finale al 2023.

Il metodo per definire il quadro di riferimento del Performance Framework è descritto nell'allegato II del Reg CE 1303/2013 e per l’Italia è dettagliato nel par. 2.4 dell’Accordo di Partenariato.

Nel 2019 la  Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, ha effettuato la verifica intermedia dell’attuazione (performance review) e ha attribuito la riserva di efficacia agli Assi che hanno conseguito i target intermedi. Un livello non soddisfacente di conseguimento dei target intermedi ha determinato nel corso del 2019 tagli della dotazione degli assi non performanti. Un livello non soddisfacente di conseguimento dei target finali può determinare anche correzioni finanziarie nel 2025. La verifica intermedia e finale del Performance framework si basa sulle informazioni e valutazioni fornite nella Relazione annuale sullo stato di attuazione presentata dalle Autorità di Gestione (rispettivamente entro il 30 giugno 2019 e il 30 giugno 2024) che, in Italia, devono avere piena corrispondenza con i dati del Sistema nazionale di monitoraggio, fonte del portale OpenCoesione.

La data del 31 dicembre 2020, termine teorico del ciclo di programmazione 2014-2020, non ha coinciso con l’effettiva conclusione dell’attuazione dei progetti dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali europei nel ciclo 2014-2020.

In base alle regole di esecuzione del bilancio comunitario vigenti per tale ciclo, la cosiddetta regola dell’“n+3”, l’attuazione è proseguita nel triennio successivo, ovvero fino al 31 dicembre 2023, data ultima entro la quale è possibile imputare a carico del bilancio UE i pagamenti effettivamente sostenuti dai beneficiari sui progetti/operazioni. Il contributo finanziario del bilancio UE ai relativi Programmi 2014-2020 è quindi rimasto utilizzabile per altri tre anni dopo il 31 dicembre 2020.

Per portare a termine eventuali progetti che al 31 dicembre 2023 risultavano ancora non conclusi e non funzionanti si sono delineate due possibilità: 

1. i progetti che rispettano determinati requisiti, descritti oltre, possono essere completati anche con risorse comunitarie del ciclo 2021-2027. Tali progetti vengono divisi in due fasi, inseriti anche nei programmi del nuovo periodo di programmazione e presentano pertanto una articolazione finanziaria che, per la parte comunitaria, include sia risorse 2014-2020 che 2021-2027, 

2. i progetti che non possiedono i requisiti richiesti devono essere completati facendo ricorso solo a risorse proprie dello Stato membro (nazionali, regionali o locali) e, sotto alcune condizioni, la  quota di spesa già effettuata sui programmi comunitari 2014-2020 entro il 31 dicembre 2023 può mantenersi ammissibile se il completamento dei progetti avviene entro il 15 febbraio 2026.

Il dettaglio dei requisiti è riportato negli Orientamenti Pubblicati dalla Commissione europea nella GUUE il 14 ottobre 2021 e nella successiva revisione pubblicata nella GUUE il 14 dicembre 2022. È inoltre disponibile la presentazione di sintesi dedicata al tema effettuata in occasione della Riunione annuale di riesame di marzo 2023.

Infine, è importante sottolineare che con la relazione finale di attuazione al 31 dicembre 2023 è necessario predisporre i dati relativi agli indicatori di output e di risultato del quadro di riferimento dell’efficacia (performance framework) utilizzando i modelli delle tabelle 1, 2, 3 e 4 di cui all’allegato V del regolamento di esecuzione (UE) 2015/207 della Commissione. Così, come fatto per la verifica intermedia i valori riportati nella relazione finale di attuazione dovranno essere scaricati dai report predisposti nel Sistema Nazionale di Monitoraggio sulla base delle regole definite nel documento tecnico sul Performance Framework.

Ulteriori dettagli sono riportati nell’Allegato della decisione della Commissione sull'approvazione degli “Orientamenti sulla chiusura dei programmi operativi adottati per beneficiare dell’assistenza del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo, del Fondo di coesione e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (2014-2020)”.

Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) è lo strumento finanziario alimentato con risorse aggiuntive nazionali attraverso cui lo Stato Italiano persegue il principio della coesione territoriale sancito dall’Articolo 119 della Costituzione. Il Fondo, precedentemente denominato Fondo per le Aree Sottoutilizzate (ex FAS), è stato istituito con la Legge Finanziaria 2003 (articolo 61 della Legge 289/2002) con l’obiettivo di dare unità programmatica e finanziaria alle risorse aggiuntive nazionali stanziate per il riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese.

In particolare, il Fondo finanzia gli interventi speciali dello Stato e l’erogazione di contributi speciali di carattere infrastrutturale ed immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale ed aventi natura di grandi progetti o di investimenti articolati in singoli interventi tra loro funzionalmente connessi. Le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione sono indirizzate per l’80% al Mezzogiorno e per il 20% al Centro-Nord maggiori dettagli vai qui.

I progetti in attuazione in ambito Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) alimentano il Sistema di monitoraggio unitario e sono monitorati su OpenCoesione insieme ai progetti in attuazione nell'ambito dei Programmi finanziati dai Fondi Strutturali e di Investimento Europei del ciclo 2007-2013 e 2014-2020 e ai progetti finanziati dal Piano d’Azione per la Coesione.

Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) viene programmato attraverso Assegnazioni finanziarie deliberate dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE). Nella sezione opendata sono disponibili i dati e metadati sulla dotazione finanziaria e sulle decisioni di approvazione di Piani e Programmi FSC 2014-2020 nonché i dati e metadati sulla dotazione finanziaria e sulle decisioni di approvazione di Piani e Programmi FSC 2007-2013.

La data del 31 dicembre 2013, che corrisponde in teoria alla fine del ciclo di programmazione 2007-2013, non ha coinciso con l’effettivo termine di attuazione dei progetti dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali europei nel ciclo 2007-2013. In base alle regole di esecuzione del bilancio comunitario vigenti l’attuazione del ciclo è proseguita nel biennio successivo (la cosiddetta regola “n+2”), ovvero fino al 31 dicembre 2015, data ultima entro la quale i pagamenti effettivamente sostenuti dai beneficiari, sui progetti/operazioni, potevano essere imputati a carico del bilancio UE. Il contributo finanziario del bilancio UE ai relativi Programmi 2007-2013 è quindi rimasto utilizzabile per altri due anni dopo il 31 dicembre 2013.

Un’eccezione riguarda i cosiddetti Strumenti di ingegneria finanziaria (che hanno una regolamentazione specifica) per i quali la data ultima per poter effettuare pagamenti a favore di destinatari finali era fissata al 31 marzo 2017.

In linea generale dunque, il 31 dicembre 2015 era la data ultima per effettuare pagamenti a valere su risorse comunitarie del ciclo 2007-2013. Per portare a termine i progetti che a tale data risultavano ancora non conclusi e non funzionanti si sono delineate due possibilità: 

1. i progetti rispettano determinati requisiti, descritti di seguito, e dunque possono essere completati anche con risorse comunitarie del ciclo 2014-2020. Tali progetti vengono inseriti anche nei nuovi programmi 2014-2020 e presentano pertanto un’articolazione finanziaria che, per la parte comunitaria, include sia risorse 2007-2013 che 2014-2020, 

2. i progetti non possiedono i requisiti richiesti e dunque devono essere completati facendo ricorso solo a risorse proprie dello Stato membro (nazionali, regionali o locali). La quota di spesa già effettuata sui programmi comunitari 2007-2013 entro il 31 dicembre 2015 può mantenersi ammissibile se il completamento effettivo dei progetti avviene entro limiti temporali prestabiliti, cioè entro la scadenza per la presentazione della documentazione finale a chiusura dei programmi (31 marzo 2017) oppure entro il 31 marzo 2019 per i progetti “non funzionanti”, cioè non completati e in uso al momento della presentazione dei documenti di chiusura dei programmi.

Di seguito si riportano sinteticamente i requisiti richiesti per poter inserire nella programmazione comunitaria 2014-2020 progetti già finanziati nel 2007-2013:

- per i Grandi progetti (che per il ciclo 2007-2013, ai sensi del Regolamento CE n. 1083/2006, sono investimenti di costo complessivo superiore ai 50 milioni di euro, caratterizzati da indivisibilità tecnica ed economica dei lavori, per i quali è necessaria una specifica approvazione da parte della CE):

· il progetto non deve essere stato approvato dalla Commissione come Grande progetto anche nell'ambito del periodo di programmazione 2000-2006;

· il progetto deve prevedere due fasi chiaramente identificabili da un punto di vista materiale e finanziario, al fine di ammettere al finanziamento dei Fondi strutturali 2014-2020 la seconda fase del progetto;

· è necessaria una  domanda di modifica del Grande progetto al fine di ridurre la dotazione finanziaria riferibile al periodo 2007-2013 (prima fase) mantenendo al contempo l'obiettivo generale originario che risulta quindi da realizzare entro il periodo 2014-2020, al termine  della seconda fase del progetto stesso;

- per tutti gli altri progetti (ad eccezione degli Strumenti di ingegneria finanziaria, i quali non sono divisibili in fasi):

· il progetto non deve essere stato selezionato dallo Stato membro nell'ambito del periodo di programmazione 2000-2006;

· il costo totale del progetto deve essere pari o superiore a 5 milioni di euro;

· il progetto deve prevedere due fasi chiaramente identificabili da un punto di vista materiale e finanziario al fine di ammettere al finanziamento dei Fondi strutturali 2014-2020 la seconda fase del progetto.

Sia nell’uno che nell’altro caso, la seconda fase del progetto deve avere i requisiti di ammissibilità previsti per il finanziamento a valere sui Fondi strutturali nell'ambito del periodo 2014-2020.

Ulteriori dettagli sono riportati nell’Allegato della decisione della Commissione sull'approvazione degli orientamenti sulla chiusura dei programmi operativi adottati per beneficiare dell'assistenza del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e del Fondo di coesione (2007-2013).

Il Piano d’Azione per la Coesione (PAC) è stato avviato nel corso del 2011 come manovra per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007-2013 e rafforzare l’efficacia degli interventi.

Nel corso del ciclo 2007-2013 il PAC è finanziato da risorse nazionali derivanti dalla riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei Programmi Operativi e da risorse riprogrammate attraverso rimodulazione interna ai medesimi Programmi.

Nel ciclo di programmazione 2014-2020 l’esperienza del PAC continua nei Programmi  Operativi Complementari (POC) finanziati da una quota delle risorse del Fondo di Rotazione che affiancano il cofinanziamento nazionale dei Programmi Operativi dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei.

Il Piano Sviluppo e Coesione (PSC) è uno strumento, introdotto nel corso del ciclo 2014-2020 e previsto dall'articolo 44 del DL 34/2019 e s.m.i., con l’obiettivo di portare ad unitarietà la programmazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC, ex Fondo per le Aree Sottoutilizzate, FAS) relativa a tre cicli programmazione, il 2014-2020, il 2007-2013 e il 2000-2006.

I 43 Piani Sviluppo e Coesione individuati nel corso del ciclo 2014-2020 (di cui è disponibile un elenco completo nella sezione programmazione) vanno quindi a sostituire gli oltre 900 precedenti strumenti programmatori del FSC, quali Patti per lo Sviluppo, Programmi Attuativi Regionali, Programmi Regionali di Attuazione, Obiettivi di Servizio e Intese di Programma.

I progetti monitorati inizialmente tramite questi strumenti vengono migrati all’interno dei nuovi Piani Sviluppo e Coesione.

Le risorse delle politiche di coesione sono allocate secondo un criterio territoriale che favorisce le aree più svantaggiate. Per quanto riguarda le risorse europee, le regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria sono le maggiori destinatarie dei fondi, attraverso progetti che ne favoriscono la crescita e la convergenza.

Nel corso dei periodi di programmazione le regioni italiane sono state suddivise in: “Obiettivo 1/Obiettivo 2” (fino al 2000-2006), “Convergenza/Competitività” (nel periodo 2007-2013), “Regioni meno sviluppate/Regioni in transizione/Regioni più sviluppate” (nei periodi 2014-2020 e 2021-2027).

Nel 2021-2027, le "Regione meno sviluppate" sono Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; Abruzzo, Marche e Umbria sono le "Regioni in transizione" mentre "Regione più sviluppate" sono Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto e le Province Autonome di Bolzano e di Trento. Per quanto riguarda la politica di coesione finanziata con risorse nazionali, il criterio di classificazione non cambia rispetto al ciclo precedente.


Nel 2014-2020, le “Regioni meno sviluppate” sono Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; Abruzzo, Molise e Sardegna sono le “Regioni in transizione” mentre le “Regioni più sviluppate” sono Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria e le Province Autonome di Bolzano e di Trento. Per quanto riguarda le risorse nazionali, il criterio di classificazione è geografico, con le regioni italiane suddivise in “Mezzogiorno” (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) e “Centro-Nord” (tutte le altre).

Nel 2007-2013, le regioni dell’Obiettivo Europeo “Convergenza” erano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, con la Basilicata in fase di sostegno transitorio. Tutte le altre facevano parte dell’Obiettivo “Competitività”.

Per quanto riguarda le risorse nazionali, il criterio di classificazione è geografico, con le regioni italiane suddivise in “Mezzogiorno” (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) e “Centro-Nord” (tutte le altre).

La Cooperazione Territoriale Europea (CTE) è un pilastro dell'integrazione europea, perché contribuisce a garantire che le frontiere non diventino barriere, avvicina gli europei tra loro, favorisce la soluzione di problemi comuni, facilita la condivisione di idee e buone pratiche e incoraggia la collaborazione strategica.

I programmi CTE, finanziati dal FESR, promuovono la collaborazione tra amministrazioni regionali e locali attraverso la costruzione di reti e la realizzazione di progetti congiunti. 

I territori italiani nei cicli 2021-2027 e 2014-2020 risultano eleggibili a 19 programmi di Cooperazione Territoriale Europea. Il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri è l’Autorità nazionale di riferimento per la Commissione Europea.

Nella sezione del portale OpenCoesione dedicata alla programmazione, si trovano un elenco dei Programmi afferenti alla CTE in monitoraggio nel ciclo 2014-2020 (7) e 2021-2027 (10).

Il Codice Unico di Progetto (CUP) identifica un progetto d’investimento pubblico ed è costituito da una stringa alfanumerica di 15 caratteri. Si tratta di uno dei principali strumenti adottati per garantire la trasparenza e la tracciabilità dei flussi finanziari pubblici ed è una variabile registrata anche nel Sistema Nazionale di Monitoraggio delle politiche di coesione. Sul portale OpenCoesione il CUP viene riportato come prima informazione in ogni scheda progetto, oltre a poter essere utilizzato come chiave per la ricerca di progetti.

La richiesta del CUP è obbligatoria per tutti gli interventi finanziati con risorse pubbliche nazionali e comunitarie, quindi - con riferimento alle politiche di coesione - sia i Fondi strutturali e di investimento europei che il Fondo nazionale per lo Sviluppo e la Coesione che le risorse del Piano di Azione e Coesione.

Il CUP viene rilasciato dietro richiesta e al termine dell’inserimento di alcuni dati riguardanti il progetto d’investimento pubblico all’interno del Sistema CUP.

Alcuni di questi dati, come ad esempio la natura, tipologia o settore d’intervento, sono riportati sul portale OpenCoesione. Consulta i metadati per conoscere quali sono le variabili provenienti dal corredo informativo del CUP.

I dati dei CUP sono disponibili, in formato aperto, sul portale OpenCUP. Nel portale è possibile consultare e ricercare tutti i progetti di investimento collegati a CUP la cui natura è opere pubbliche, incentivi o contributi per calamità.

A partire dall’aggiornamento al 30 giugno 2022, OpenCoesione rende disponibili sul portale i primi dati relativi ai Piani Sviluppo e Coesione (PSC) individuati nel corso del ciclo 2014-2020. Il popolamento dei PSC nel Sistema Nazionale di Monitoraggio è un’attività che prevede l’eliminazione dei progetti dai Piani o Programmi FSC di origine e il contemporaneo inserimento nei nuovi PSC, dove prosegue il monitoraggio della loro attuazione.

L’attività, portata avanti da ciascuna amministrazione con il supporto di IGRUE e ACT, è differenziata nel tempo per ogni singolo PSC. Fino al completamento della migrazione nel Sistema Nazionale di Monitoraggio, il quadro di progetti e risorse finanziarie in ogni PSC pubblicato su OpenCoesione risulta parziale.

Nelle pagine di riepilogo del portale per ogni PSC viene dato conto dello stato di migrazione e indicazione di quali sono i Piani o Programmi di provenienza per i progetti non ancora migrati. Oltre ai progetti oggetto di migrazione ogni PSC può popolarsi di progetti provenienti da programmi comunitari del ciclo 2014-2020 a seguito della Strategia di contrasto all’emergenza COVID-19, e di nuovi progetti finanziati con risorse proprie dei PSC.

All’aggiornamento dati al 31 agosto 2023, risultano 14 i Programmi per i quali la migrazione è ancora in corso:

- 8 relativi al ciclo 2014-2020, e precisamente PATTO ABRUZZO, PSC REGIONE EMILIA-ROMAGNA, PATTO CITTÀ DI BARI, PATTO CITTÀ DI CATANIA, PATTO CITTÀ DI FIRENZE, PATTO CITTÀ DI MESSINA, PATTO CITTÀ DI PALERMO, PATTO CITTÀ DI VENEZIA;

- 6 relativi al ciclo 2007-2013, e precisamente PAR BOLZANO, PAR ABRUZZO, PRA ABRUZZO, OBIETTIVI DI SERVIZIO ABRUZZO, PRA BASILICATA, PAR EMILIA-ROMAGNA.

Di seguito sono indicate le principali fonti per i dati sul contesto delle politiche di coesione che si possono scaricare da OpenCoesione:

Per scaricare gli open data e i relativi metadati sul contesto delle politiche di coesione, vai qui.

Il costo pubblico monitorato indica il totale dei finanziamenti pubblici riferiti ai progetti monitorati, al netto di eventuali economie maturate. Il costo pubblico monitorato comprende i finanziamenti provenienti da tutte le fonti finanziarie, mentre non comprende i finanziamenti da soggetti privati. Il costo risorse coesione rappresenta la quota del costo pubblico monitorato che viene finanziata da risorse europee e nazionali delle politiche di coesione.

La differenza tra costo pubblico monitorato e costo coesione rappresenta i co-finanziamenti “attratti” dalle politiche di coesione, costituiti da risorse ordinarie, di provenienza statale, regionale o comunale, che concorrono al finanziamento dei progetti.

I pagamenti monitorati rappresentano il valore totale dei pagamenti effettuati per i progetti monitorati, mentre i pagamenti risorse coesione indicano il valore dei pagamenti totali riferiti a risorse delle politiche di coesione e rappresentano quindi la quota parte dei pagamenti finanziati dai fondi europei o nazionali della coesione.

Per quanto riguarda gli ambiti di intervento, il Fondo europeo per lo sviluppo (FESR) sostiene programmi in materia di sviluppo regionale, di potenziamento della competitività, di investimenti nella ricerca e nello sviluppo sostenibile, nonché progetti della Cooperazione Territoriale Europea (CTE); il Fondo Sociale Europeo plus (FSE+) è il principale strumento dell'Unione europea per investire nelle persone, in materia di occupazione, società, istruzione e competenze e riunisce quattro strumenti di finanziamento precedentemente  separati: il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile e il programma europeo per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI); il FEASR sostiene la politica europea in materia di sviluppo rurale e, a tal fine, finanzia i programmi di sviluppo rurale svolti in tutti gli Stati membri e nelle regioni dell’Unione; il FEAMP contribuisce alla sostenibilità della pesca e a uno sviluppo dell’economia nelle regioni costiere europee; il JTF (attivo per il periodo 2021-2027) mira a fornire sostegno ai territori che devono far fronte a gravi sfide socio-economiche derivanti dalla transizione verso la neutralità climatica. Altri fondi sono quelli per asilo e migrazione (AMIF), la sicurezza interna (ISF) e la gestione di frontiere e visti (BMVI).

Sul portale OpenCoesione, non appena il Sistema nazionale di monitoraggio 2021-2027 sarà operativo, potranno essere navigati i dati dei progetti finanziati con i Fondi strutturali e con il JTF.

I Fondi Strutturali sono attuati da Autorità di gestione (cioè Amministrazioni incaricate di gestire i fondi assegnati) attraverso Programmi Operativi che, nei diversi cicli di programmazione, possono avere scala nazionale (PON o PN nel ciclo 2021-2027) o regionale (POR o PR nel ciclo 2021-2027) o internazionale (Programmi CTE). Limitatamente al ciclo 2007-2013 sono esistiti in Italia anche Programmi Operativi di scala Interregionale (POIN).